
Davide Liberti è il contrabbassista del Fabio Giachino Trio. Davide insegna da anni alla Jazz School Torino e ha una grande esperienza in materia di jazz. All’apparenza mite e di poche parole, quando apre bocca sorprende per la grande professionalità e per l’ironia un po’ cinica che lo pervade.
-Caro Davide, rieccoci qui a parlare di swing. Avresti voglia di spiegare in breve ai nostri lettori cosa spinge un musicista a suonare jazz o addirittura swing?
Ti posso dire cosa ha spinto me, a suonare jazz – addirittura swing.
Lo swing, come tipo di musica rappresenta le radici di tutto quello che è venuto dopo, nella musica improvvisata di matrice afroamericana. E’ come se fosse il vocabolario, il lessico di base, con il quale poi elabori frasi, discorsi, ecc. Dico lessico non a caso, c’è proprio una pronuncia, un linguaggio, che è nato con la musica swing e che ancora oggi è presente in tutta la musica di un certo tipo.
Personalmente sono stato attratto dalla componente ritmica, di questo tipo di musica, e dalla compresenza di questa peculiarità ritmica con la ricchezza armonica, e per armonica intendo di armonia di accordi, che caratterizza la musica improvvisata. Prima suonavo punk, per altro con gran piacere, quindi imbattermi in un evento del genere mi ha aperto un mondo. Poi, come in ogni forma d’arte c’è chi conserva, c’è chi porta avanti, c’è chi distrugge, c’è chi modifica, c’è chi restaura. Anche nella musica improvvisata è stato così e attualmente il panorama di “sottogeneri” o artisti significativi a livello epocale nel jazz è ampio e eterogeneo.
–Quanto è dura la vita di un jazzista nella Torino del 2016?
Abbastanza grazie. Devo dire onestamente, è un po’ dura per tutti, anche i non musicisti, persone con lavori “Normali”. Va da sè che se a un certo punto della tua vita decidi di occuparti di cose creative in senso lato, o culturali (musica, pittura, danza,ecc…), hai già deciso anche che devi combattere giorno per giorno. Il problema che personalmente noto che negli ultimi 5-6 anni manca la sana frequentazione quotidiana di concerti, o mostre, o spettacoli. Non so come dire, ma credo che sempre più spesso si cerchi di organizzare maxi eventi in periodi stabiliti, per poi lasciare quella che dovrebbe essere un’offerta e una pratica quotidiana nell’assoluto silenzio, e nella totale mancanza di fondi e visibilità.
Il problema è che non si può fare della cultura un evento una tantum. Non è una settimana ai caraibi. Va fatta tutti i giorni, o almeno più giorni possibile. Torino come città spesso offre molte realtà, alcune molto interessanti, spesso tuttavia diventa complicato intercettare pubblico, fruitori.
-Grandi miti del passato, se dovessi consigliare della buona musica a un ragazzo che si avvicina al jazz tramite il lindy hop, che nomi proporresti?
Il nome. Basta uno. Bill Evans. Per me rappresenta LA MUSICA. Che non è vicinissimo al lindy hop, ma ha (secondo il mio parere e gusto) tutto. E’ un universo a sè stante dove ci sono costellazioni, pianeti, stelle, buchi neri.
-Come spieghi questo ritorno a generi musicali del passato? Il nuovo successo dello swing per te da cosa dipende?
Non vorrei fare tanto il sociologo, o lo psicologo, poichè non lo sono affatto, credo tuttavia che quando non ci siano movimenti o tendenze innovative le persone guardino al passato per trovare qualcosa che possa in qualche modo rappresentarli o interessarli. Che si viva in un periodo di totale povertà di concetti e idee, penso sia sotto gli occhi di tutti. In particolare in questo paese, devo aggiungere, che ha vissuto una dittatura culturale per 25 anni, la quale ha creato un impoverimento degno di un film dell’orrore.
-Questa domanda la facciamo a tutti i musicisti, quindi tocca anche a te. Suonare per i ballerini: pro e contro?
Pro Suoni per uno scopo: i ballerini. E pochi al mondo possono capire quanto sia facile suonare per uno scopo tanto tangibile quanto reale.
Contro non sei liberissimo di fare quello che vuoi. Ma devo dire che non so neanche tanto bene se sia veramente un contro. Spesso quando si suona si prendono direzioni nel quale non si è poi tanto sicuri della destinazione. Discriminare è importantissimo, nella musica improvvisata intendo.
-I ballerini spesso si concentrano sulla melodia o comunque sugli assoli. Riusciresti a spiegare loro quanto sia importante il ruolo del contrabbasso in un brano swing?
Il contrabbasso è uno strumento ritmico e melodico. tuttavia anche armonico, cioè esegue una linea di accompagnamento dove srotola la matassa degli accordi di un brano. E’ una sorta di tamburo parlante. Di fatto è uno strumento percussivo e, sebbene io combatta questa cosa da sempre, alla fine è obbligatorio farci i conti. E’ il tappeto indispensabile per far andare avanti le cose. E’ groove, nel senso proprio del termine.
-Il sogno che Davide Liberti vorrebbe esaudire nella sua carriera artistica?
A me interessa suonare bene. Riuscire a essere sempre in grado di fare quello che va fatto nel momento in cui andrebbe fatto. Sembra cosa da poco, invece è molto complicato. Al di là dello stile, della funzione, del tipo di musica, a prescindere dalla situazione. Ci sono pochissimi musicisti che ci riescono. Col passare degli anni (purtroppo) mi rendo conto sempre di più che il musicista dovrebbe essere un buon artigiano. E’ più simile a una persona che fa mobili, o il pane che non ad altri soggetti. Il valore delle cose fatte bene è inestimabile. Anche perchè francamente preferirei avere un mondo pieno di grandi esecutori rispetto ad averlo pieno di grandi artisti. Hai idea una società piena di Pollock, Picasso, Joyce, Charlie Parker, Paganini, Dalì???? Andare in posta sarebbe un inferno.
In più, se ti interfacci con la musica improvvisata, devi fare i conti con il fatto che c’è già stato: Evans, Coltrane, Parker, Ornette e Ayler, per dirne cinque, più o meno a caso. Quindi anche solo per questo, basterebbe suonare bene la musica loro. E se ti interfacci con la musica in genere, comunque c’è stato Bach. E fine.
Quindi prima di diventare un artista, converrebbe cercare di suonare bene. Sarei già molto contento.
Ringraziamo Davide Liberti per la grande onestà intellettuale e il tempo che ha voluto dedicarci. Pensiamo che questa intervista possa essere uno spunto di riflessione per tutti quelli che lavorano in ambito swing e nell’ambito della cultura in generale.
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