Swing Talks
Dieci cartoni animati vintage che tutti dovrebbero vedere

I cartoni animati della nostra infanzia sono stati, per molti di noi, il primo inconsapevole approccio alla musica swing. E allora perché non cogliere l’occasione e analizzare questo pezzo di cultura che in qualche modo ci accomuna tutti?
Non abbiamo la pretesa con questo articolo di essere esaustivi, vogliamo solo dare qualche spunto su un vasto mondo quale è stato quello dell’animazione tra gli anni ‘20 e ‘40. Questa selezione ci fornisce uno spaccato della società da cui sono nati il ballo e la musica di cui siamo appassionati. Sceglierne solo dieci è stato arduo, abbiamo discusso animatamente tra i membri dello staff per arrivare a questa versione finale, con tanto di votazioni a maggioranza per evitare risse!
Quali criteri abbiamo adottato per scegliere?
- presenza dello swing come elemento preponderante, anche se bisogna dire che nella maggior parte delle animazioni di quell’epoca il jazz la faceva da padrone;
- argomento, primo tra tutti lo stereotipo razziale: ci è sembrato rilevante scoprire quanto fossero intrisi di razzismo dei semplici cartoni animati per bambini;
- dare spazio a diverse case di produzioni e diversi artisti dell’animazione;
- rilevanza storica: perché sono stati tasselli fondamentali nella storia dell’animazione e della cultura americana tra le due guerre.
La lista rispecchia un ordine cronologico, alcuni di questi cartoni citano o sono la parodia di altri che li precedono. Vi stupirà scoprire quanto potessero essere crudi e spietati nelle loro allusioni a stereotipi alcuni di questi piccoli “capolavori”. La sensazione che abbiamo avuto guardandoli è di straniamento, a volte rifiuto, altre volte perplessità e persino un’amara ironia. D’altra parte pensiamo che vedere questi corti possa essere un’occasione per imparare a capire quanto ancora spaccata sia la società americana e conseguentemente anche la nostra. Come sempre accade quando si guarda con gli occhi di oggi l’arte di ieri, è difficile comprendere come fosse possibile accettare tanta discriminazione, violenza e pregiudizio.
Del resto l’uomo di domani guarderà alla società di oggi con disgusto per tutta l’ingiustizia che ancora permea la nostra “civiltà”. In fondo all’articolo, se voleste approfondire, potete trovare un collegamento a una playlist youtube in cui trovate centinaia di vecchi cartoni.
Aggiunto: Buona visione!
Skeleton dance, Silly Simphonies, Walt Disney, 1929
Primo cartone animato della Walt Disney ad avere avuto successo: una danza macabra a tuti gli effetti, tematica insolita per un’azienda che ha fatto del mondo dei bambini la propria missione. Proprio perché di danza si tratta, la maggior parte delle animazioni viene ripetuta da entrambi i lati proprio come una coreografia.
Steamboat Willie, Silly Simphonies, Walt Disney, 1929
Il primo cartone animato in cui compare Topolino, primo cartone in assoluto in cui compare una colonna sonora insieme a dialoghi e sonoro perfettamente sincronizzati con le immagini. L’intento è comico – per l’epoca forse – per i nostri tempi la crudeltà sugli animali è piuttosto elevata.
Hittin’ the trail for Hallelujah Land, Merry Melodies, Warner Bros, 1931
Questo cartone animato fa parte della lista Censored Eleven: undici cartoni animati banditi per alto contenuto razzista nel 1968 dalla United Artist. Parodia dei due precedenti filmati, in cui i protagonisti Piggy e Fluffy sono caricature non troppo velate di Topolino e Minnie. Qui comincia la vera e propria onda razzista, compare infatti una versione canina dello Zio Tom. Come non bastasse, gli scheletri e alcuni personaggi sulla barca cantano come in un coro alla Mills Brothers. Questo cartone, come già detto, fu bandito perché le scene da censurare erano talmente tante che tagliandole si sarebbe completamente perso il senso della trama.
Minnie the Moocher, Betty Boop, Fleischer Studios, 1932
In questo filmato la celebre Betty Boop, ragazza trasgressiva inizialmente ispirata alle flapper degli anni ’20, è una figlia adolescente di una coppia di immigrati tedeschi che le impediscono di adeguarsi alla moda locale. Betty scappa di casa con Bimbo, un cane antropomorfo sempre pronto a cacciarsi nei guai (il nome Bimbo pare sia anch’esso uno stereotipo razzista delle gang del tempo). Nella loro fuga notturna incontreranno un improbabile tricheco fantasma con la voce e le movenze accattivanti di Cab Calloway: fu utilizzata la tecnica del rotoscopio per copiarne ogni movimento. Terrificante la sequenza in cui tre scheletri finiscono sulla sedia elettrica, ricordando le esecuzioni dopo processi sommari di molti afroamericani del tempo. D’impatto anche la scena in cui una mamma gatta fantasma viene risucchiata a morte dai suoi cuccioli, simbolo dell’ingratitudine delle nuove generazioni. L’atmosfera è tipicamente surrealista e di grande effetto. Nuovamente, pensiamo che sia doveroso conoscere la storia per poter capire il mondo di oggi.
Snow White, Betty Boop, Fleischer Studios, 1933
Cab Calloway all’epoca andava così forte da comparire in un secondo cartone animato, questa volta è un clown che verrà trasformato in un fantasma, non sappiamo dire se la sua nuova veste sia un progresso rispetto alla versione precedente, ma sicuramente non ci sembra ancora un buon risultato. St. James Infirmary è la colonna sonora di questa animazione, sempre cantata da Cab. Il testo della canzone serve come espediente per rivisitare la storia di Biancaneve: certamente questa non è una versione per bambini.
L’isola del jazz, Silly Simphonies, Walt Disney, 1935
Questo cartone animato non ci sembra razzista. Questo fatto i sembra rimarchevole visti i precedenti! Il Jazz è l’indiscusso protagonista, qui battaglia con la musica classica, all’epoca ancora più celebre che ai nostri tempi.
Swing Monkey Swing, Ben Harrison, 1937
Il nome del pezzo prende in giro il celebre brano Swing Brother Swing. Qui lo stereotipo razzista si manifesta fin dal titolo, non contenti, gli autori hanno ben pensato di rappresentare come scimmie versioni animate di Cab Calloway, Ted Lewis e Bessie Smith per citarne alcuni. Una delle scimmie si gratta tanto da espellere alcune pulci. Ricordiamo che nel ’37 era normale ascoltare e ballare la musica swing, ma non era normale considerare come pari gli autori di questa musica. Se anche a voi tutto questo sembra assurdo, vuol dire che forse il mondo un pochino è migliorato, non ci sentiamo di andare troppo oltre con l’ottimismo.
Swing Wedding, Happy Harmonies, Hugh Harman, MGM, 1937
Ci risiamo con una bella carica di stereotipi razzisti, dal presunto abuso di droghe da parte dei musicisti afroamericani, alle labbra gonfie, all’uso di rane come caricature, all’allusione al black face. Insomma, se uscisse oggi la censura non saprebbe da che parte cominciare, probabilmente con una bella denuncia.
Scrub Me Mama With a Boogie Beat, Walter Lantz Prod., 1941
Pigri, animaleschi, grotteschi ecco un bel tripudio di stereotipi razzisti. Basta una ragazza volenterosa da Harlem, ripulita per l’occasione, per rianimare e disciplinare tutta la marmaglia di scansafatiche protagonista di questo cartone animato. Cosa dire? E’ stato considerato uno dei film più razzisti della storia, l’autore peraltro era di origini italiane. Non sappiamo dire se questa sia da considerarsi un’aggravante o meno, dato che proprio noi italiani siamo tuttora vittime di assurdi stereotipi razzisti. La canzone principale è stata resa celebre dalle Andrews Sisters.
Coal Black and the sebben dwarfs, Merry Melodies, Warner Bros, 1943
Rivisitazione di Biancaneve, tutta intrisa dallo stereotipo sugli afroamericani. Di nuovo ci mancano le parole, infatti fa parte anch’esso della lista “Censored Eleven”. Pare che l’autore sia rimasto colpito da uno spettacolo di Duke Ellington e che lo stesso Ellington gli abbia suggerito di prendere spunto per un cartone animato. Se con gli occhi di adesso rimaniamo sbigottiti per l’inappropriatezza di alcuni contenuti, sappiate che per la morale dell’epoca questo poteva essere il classico cartone animato per bambini. Visto che era in corso la seconda guerra mondiale, qui se la prendono anche con i giapponesi, tanto per non farsi mancare nulla.
Questo era solo un assaggio del mondo dei cartoni animati vintage, quindi qualora vogliate approfondire, ecco qui una playlist YouTube che placherà la vostre sete di corti! A presto, al prossimo articolo!
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